Buono come il pane

“Stai giù! S-t-a-i G-i-ù! Che poi cadi!”

Sarà la quarta volta che lo ripete e lui nulla, dritto come un fuso dentro il carrello, con un unicorno di peluche in una mano, il numerino del banco panetteria nell’altra.

Avrà poco più di un anno. E si annoia. Lo capisco: mi annoio io a fare la fila, e di anni ne ho più di 40.

Oggi tutti sembrano dover comprare il pane.

Una signora ha appena infilato nel carrello due cartoni giganti stracolmi di tranci di pizza per la festa di compleanno del figlio.

La guardiamo allontanarsi con l’invidia negli occhi, perché noi, invece, siamo ancora qui e chissà per quanto tempo ci staremo.

Sbircio tra le manine del bimbo: 76. Stanno servendo il 71. Vorrei aiutarlo, ma ho l’82.

La fila scorre lenta e, accanto a me, continua il braccio di ferro tra il piccolo Spiderman che si inerpica su per il carrello e la mamma che lo rimette seduto. All’ennesimo tentativo, esausta, lo prende in braccio. E lui comincia a piangere. Strilla disperato con una voce acuta che di sicuro arriva fino al banco surgelati, dall’altra parte del supermercato. I fortunati in fila davanti a noi si girano a guardarlo.

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“Dai, Leo, prendiamo i panini e andiamo a casa a giocare, va bene?”. La mamma tenta di calmarlo, prova a distrarlo con il peluche, ma l’unicorno sembra aver perso i suoi poteri magici e gli acuti risuonano ancora più forti tra le corsie.

“Lo vuoi un po’ di ciaccino?”

Silenzio.

La commessa, al di là del bancone, guarda il bimbo con un sorriso mentre gli porge un pezzetto di schiacciata. Ha un viso solare, bellissimo. La sua pelle color ebano mi fa più invidia della signora delle pizze, che a questo punto, buon per lei, sarà già a casa a organizzare la festa del figlio.

Il piccolo, con gli occhioni ancora bagnati, cerca con lo sguardo la mamma. Che gli fa un cenno col capo come a dire: “Prendilo, amore”.

Allora allunga la manina, agguanta il ciaccino, se lo porta alla bocca e comincia a mordicchiarlo. E intanto guarda la sua salvatrice, che nel frattempo si è messa a incartare panini. Ma ogni tanto lo sbircia e sorride.


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